Ballao e il Gerrei

Ballao è un comune della Sardegna nella regione storica del Gerrei. Ubicato a 98 metri sul livello del mare, nella valle racchiusa tra gli altopiani di Murdega, Nuraxi e Is Tancas, si estende per 46,63 km2. L'abitato è racchiuso da un'ansa del Flumendosa che lo costeggia a nord e a est ed è attraversato dal Riu Bintinoi che affluisce nel Flumendosa a pochi metri dal centro abitato. Poco oltre vi è la confluenza del Riu Flumineddu, o Stanali che viene chiamato qui, il maggior affluente del Flumendosa che segna anche il confine territoriale con la vicina Armungia. L'etimologia del toponimo Ballao è incerta. Potrebbe derivare dal latino "vallarium", una fortificazione su un fossato, o dallo spagnolo balay (conca). Secondo lo studioso Giovanni Spano potrebbe risalire al culto del Dio fenicio/punico Baal. Il curioso simbolo del paese è costituito dal cinghiale, in cui un bassorilievo marmoreo faceva parte della vecchia chiesa parrocchiale distrutta negli anni '50 per costruire la nuova chiesa.
Il territorio è frequentato fin dal neolitico come dimostrato dai menhir di Coili Ois e Giuannedda Meli, e da numerose stazioni di lavorazione dell'ossidiana, specie a ridosso dei corsi d'acqua. Il periodo Nuragico è quello maggiormente documentato: il tempio a pozzo di Funtana Coberta, inserito tra i 32 monumenti della Tentative List UNESCO, testimonia il culto delle acque così come anche gli altri due ubicati in località Santa Crara, che però non sono ancora stati studiati oggetto di studio.. 

                       Pozzo sacro di Funtana Coberta

 

Dal Nuraghe Pallaxius, al confine con Goni, altre nove torri costeggiano o dominano il corso del Flumendosa, come  a Saccui, Nuraxi e Is Tancas, fino alla confluenza col Riu Flumineddu, dove due torri  nuragiche con relativo villaggio vigilano in località Silicuas a strapiombo sull'acqua. Diverse tombe dei Giganti sono distribuite nel territorio, come in particolare quelle di Nuraxi I e Nuraxi II. L’era fenicio-punica era rappresentata dal sito di Pala Staris, purtroppo distrutto da improvvidi lavori di sbancamento, situato a ridosso del villaggio e segnalato dal prof. Barreca, non distante dalla località Santu Jaci, ove fu rinvenuta la stele trilingue in bronzo. Anche il periodo romano è testimoniato sulle due sponde con ritrovamenti vari. Durante lavori nel centro urbano sono stati segnalati diversi reperti di quella dominazione. In località Santa Crara è evidente la sovrapposizione sul preesistente nuragico; centinaia di tombe sono state scoperchiate e distrutte negli anni ‘80 per impiantare un bosco di eucaliptus. E’ probabile che il luogo ospitasse una fattoria romana, una mansio: da lì proviene la colonna custodita al Centro DoSA e altri frammenti sono ancora reperibili in loco. Del periodo bizantino rimane traccia con la chiesa campestre di Santaruxi e, soprattutto, di Santa Crara che rimanda alla ormai distrutta chiesa e al culto della Santa. Dopo la caduta dell’impero romano d'Oriente  Ballao e il suo territorio dovettero costituire le estreme propaggini meridionali del Regno barbaricino di Ospitone. Nell'XI secolo era compresa nelle diocesi della Aeclesia Barbaricae, quando il vescovo Giorgio di Suelli compiva opera di evangelizzazione fino alla regione di Quirra e di Ogliastra. Di quei passaggi rimane traccia nel toponimo Grutas de Piscu. Con l’affermazione del potere giudicale, il territorio di Ballao è compreso nella curatoria del Gerrei, detta anche Galilla, del Giudicato di Cagliari, una delle quattro entità statuali che governano la Sardegna medievale. L’avvento di Pisa ai primi del XIII secolo e l’influenza dinastica delle sue famiglie porta al dissolvimento del giudicato e alla spartizione del territorio.      .
Con la prima fase della conquista catalano-aragonese (1323-24), la curatoria del Gerrei entra a far parte del Regno di Sardegna.
I villaggi del Gerrei mantengono un atteggiamento ostile verso i nuovi sovrani, che infeudano il territorio a Raimondo Zatrillas. Terminata la lunga guerra tra gli Aragonesi e il Giudicato di Arborea, Ballao e il Gerrei tornano nelle mani degli Zatrillas che riceveranno i titoli di baroni del Gerrei, poi conti di Villaclara e marchesi di Villasalto.
Nel 1814, estintasi la dinastia degli Zatrillas, i titoli feudali passano alla famiglia Vivaldi di Pasqua fino al processo di liquidazione dei feudi tra il 1836 e il 1838.
La seconda metà del XIX secolo si caratterizza per la prima coltivazione della miniera di Corti Rosas, ma l’attività estrattiva era già cominciata un secolo prima a Sa Mina. Si inseriscono dunque nuovi elementi economici e sociali per il villaggio di Ballao e di tutto il Gerrei, oltre alle tradizionali attività agro-pastorali e all’economia fluviale.

                       Borgo minerario di Corti Rosas

Nei primi decenni del Novecento si alimenta in Sardegna l’idea di un grande progetto elettro-irriguo che possa coniugare la regimentazione dei principali corsi d’acqua, la costruzione di dighe per la produzione di energia elettrica, la bonifica delle aree paludose per impiegarle nell’agricoltura. Nel 1948/49 viene realizzata la prima opera a Bau Muggeris, in agro di Villagrande Strisaili nell’Alto Flumendosa. Con l’avvento dell’Autonomia speciale, la Regione Sardegna istituisce due enti di riforma agraria. Uno di questi è l’Ente Autonomo del Flumendosa, che avvia i lavori per la costruzione degli invasi e la bonifica, lottizzazione e assegnazione dei terreni a valle. Alla fine degli anni ’50 furono realizzati gli invasi di Nuraxi Arrubiu, tra Orroli ed Escalaplano, della capacità di 317 milioni di m3 d’acqua, e quello sul Riu Mulargia in grado di invasare altri 347 milioni di m3. La costruzione delle dighe modificherà l’ecosistema fluviale e penalizzerà irrimediabilmente le attività tradizionali della piccola pesca e della coltivazione riparia. Nei primi anni Duemila viene presentato il progetto regionale per la costruzione di una terza diga sul Basso Flumendosa, collegata a sua volta a due nuovi invasi sul Riu Quirra e Riu Corr’e Pruna. Il progetto provoca l’opposizione delle popolazioni locali. Alla fine si riuscirà a impedire la realizzazione di quelle inutili e dannose opere. Gli studi e i progetti costarono comunque lo spreco di decine di miliardi delle vecchie lire.